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Solstizio d’inverno, ritmi circadiani e… caffè

Cosa sono i ritmi circadiani

Nell’articolo precedente, parlando del cortisolo, ‘l’ormone dello stress’, abbiamo accennato al fatto che il nostro organismo lo secerne basandosi sul ritmo circadiano sonno-veglia: approfittiamo dell’approssimarsi del solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno, per capire cosa siano i ritmi circadiani e in quale misura vengano influenzati da stimoli esterni come l’alternanza luce/buio, con qualche curiosità legata alle nostre abitudini quotidiane.

Il termine ‘circadiano’ deriva dal latino circa diem, e va a definire un ciclo di 24 ore durante il quale si ripetono regolarmente certi processi fisiologici: oltre alla secrezione del cortisolo e alle fasi di sonno-veglia, rientrano nei ritmi circadiani anche la pressione sanguigna e la temperatura corporea, governati dagli ormoni il cui dosaggio andiamo a testare con il nostro Hormonal Profile.

Di base, i ritmi circadiani sono endogeni e vengono regolati da una sorta di orologio biologico interno, che però si mantiene sincronizzato con il ciclo del giorno grazie a stimoli esogeni di genere naturale o sociale (chiamati zeitgebers, che in tedesco significa letteralmente ‘donatori di tempo’): il più importante zeitgeber è la luce solare, a cui possiamo aggiungere ad esempio la temperatura ambientale oppure, a livello sociale, gli orari dei pasti.

Posso offrirti un caffè? Beh dipende… dal cortisolo!

Vi è mai capitato di avere la sensazione che il caffè non faccia effetto?
Molto probabilmente non dipende solo dalla pertinacia nel concedersi notti brave, ma dal sovrapporsi, nel ritmo circadiano del cortisolo, di fattori endogeni, vale a dire il nostro orologio biologico, e stimoli esogeni, ovvero la tazzina di caffè, in questo caso ottimo esempio di zeitgeber.

Il nostro organismo secerne cortisolo in base a un andamento giornaliero che prevede picchi massimi e picchi minimi: senza considerare particolari situazioni di stress oppure sessioni di intensa attività fisica, nelle prime ore del mattino abbiamo la produzione massima, che si riduce dalle 9,30 alle 11,30, risale dalle 12,00 alle 13,00, e subisce un’altra riduzione dalle 13,30 alle 17,00.

Un ultimo picco massimo si registra dalle 17,30 alle 18,30, infine il livello decresce nelle ore notturne per ricominciare il ciclo il mattino successivo.

Chiediamo venia per l’affermazione tutt’altro che scientifica, ma se definiamo il cortisolo una sorta di ‘caffeina endogena’, appare chiaro che i momenti del giorno nei quali il nostro organismo avrebbe maggiormente bisogno di una tazzina di caffè sono fra le 9,30 e le 11,30 e a metà pomeriggio.

Detto questo, nessuno potrà mai toglierci il piacere di una tazza di caffè di prima mattina, solo non lamentiamoci se a volte ci sembra che non faccia effetto!
A parziale consolazione, teniamo anche presente che la colpa non è necessariamente da attribuire allo scarso grado di compatibilità fra la serata trascorsa e gli impegni lavorativi del giorno dopo.

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