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La dieta mediterranea: chi l’ha inventata?

Tutti ne parlano, ma pochi la conoscono.

A seconda del periodo, o degli argomenti che maggiormente catalizzano l’attenzione generale, ci si improvvisa allenatori, economisti, criminologi, e così via.

Ben lungi dal vederci dietro la volontà di millantare competenze non del tutto consolidate, è naturale esprimere opinioni su ciò che in un dato momento riscuote interesse, e alzi la mano chi non si è mai pronunciato, ad esempio, in merito allo spread, al mercato del lavoro o alla geopolitica, pur non essendo un esperto.

Essendo la nutrizione un ambito che riguarda tutti, a prescindere da età, sesso, cultura e area di provenienza, è naturale che sin dalla notte dei tempi siano fioriti precetti e scuole di pensiero su quale sia il regime alimentare più adatto a mantenere un buono stato di salute.

In questo e nei prossimi articoli parleremo della dieta mediterranea, la più menzionata al mondo, nonché dal 16 novembre 2010 iscritta dall’UNESCO nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.

Lo facciamo perché a nostro avviso, come accade a quei concetti che a furia di essere nominati perdono la primigenia nitidezza e inglobano elementi spuri, il concetto di ‘dieta mediterranea’, allontanandosi progressivamente dai modelli alimentari tradizionali di Italia, Grecia, Spagna e Marocco, ha finito per designare, nell’immaginario collettivo, un regime alimentare basato soprattutto sul consumo di carboidrati raffinati come pane e pasta; cosa che, come vedremo, non è affatto vera.

In questo articolo parleremo di Ancel Keys, che per primo l’ha definita; nel prossimo ne vedremo i principi metodologici; da ultimo daremo uno sguardo ad alcuni dati sulla dieta mediterranea.

Il papà della dieta mediterranea.

ancel_keysAncel Benjamin Keys, dicevamo, nato a Colorado Springs nel 1904 e deceduto a Minneapolis nel 2004, biologo e fisiologo statunitense, studiando l’epidemiologia delle malattie cardiovascolari, giunse a formulare ipotesi sull’influenza dell’alimentazione in tali patologie, e ad individuare i benefici di un regime alimentare da lui stesso definito ‘dieta mediterranea’.

Già famoso come ideatore della ‘Razione K’, razione da combattimento individuale giornaliera introdotta negli Stati Uniti d’America nel 1942 nel corso della seconda guerra mondiale, nei primi anni ’50, a Roma per il primo ‘Convegno sull’alimentazione’, rimase affascinato dal dato della bassa incidenza di patologie cardiovascolari e di disturbi gastrointestinali nella regione Campania e nell’isola di Creta, e fu il promotore del primo studio pilota per chiarire tale mistero.

Prese in esame la popolazione di Nicotera, in Calabria, e nel 1962 si trasferì a Pioppi, villaggio di pescatori del comune di Pollica, nel Cilento, dove rimase per 28 anni, e insieme ad alcuni collaboratori (Martti Karvonen, Flaminio e Alberto Fidanza, Jeremiah Stamler) studiò l’alimentazione della popolazione locale.

Dalle anamnesi che estrapolò dalle interviste dei pazienti emerse che nei paesi del sud Italia, viste le precarie condizioni economiche della popolazione, l’alimentazione era basata su cibi poveri come cereali integrali, legumi, frutta, verdura, pesce e pochissima carne.

Dopo avere studiato lo stile alimentare del ceto medio della popolazione campana e calabrese, cominciò a sottoporre i suoi pazienti negli USA allo stesso stile alimentare, riscontrando una notevole riduzione di eventi mortali per patologie cardiovascolari, ma niente di paragonabile alle percentuali nell’Italia meridionale.

Individuò l’elemento chiave nella qualità e nelle proprietà dei grassi impiegati, e in particolare nell’olio extravergine d’oliva, eleggendolo uno dei nutraceutici fondamentali per la prevenzione e la cura delle patologie cardiovascolari.

Insieme alla moglie Margaret, nel 1975 tradusse i suoi studi in forma divulgativa nel volume ‘How to eat well and stay well: the Mediterran way’ (Come mangiare bene e stare bene: lo stile mediterraneo), un libro che fece epoca e che diffuse il concetto di ‘dieta mediterranea’ in tutto il mondo.

E forse, a riprova che Ancel Keys non avesse tutti i torti, sta il fatto che morì a 100 anni compiuti!

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